Io
non capisco se valga solo per l’uomo, ma non anche per qualche
animale di cui non conosciamo che l’anatomia e qualche rito
sociale.
La
lotta interiore è un argomento importante e a mio parere mal
gestito.
Dentro
di noi abbiamo delle sensazioni, che consciamente o inconsciamente
riusciamo ad identificare.
Le
dividiamo in due normalmente, quelle che ci appaiono buone e quelle
che invece no.
Ogni
giorno durante la nostra vita sentiamo questo scontro interiore, e la
coscienza ci spinge verso ciò che ci pare buono, e se noi andiamo in
senso opposto sentiamo dei sensi di colpa.
Ma
è questa la strada da seguire? Il vero problema di tutti noi forse
non è ciò che accade fuori ma ciò che invece sentiamo dentro.
Voglio
fare un esempio:
ogni
tanto un ragazzo odia o è molto arrabbiato qualcuno, e conscio di
comportarsi nel modo sbagliato perché consapevole che se non odiasse
vivrebbe meglio cerca una soluzione a questo problema.
Può
provare a non odiare oppure può trovare una
giustificazione al proprio odio e così sviare i sensi di colpa.
Allora
la mia domanda è come dovrebbe agire questo ragazzo? Prende la via
dell’amore o della pace razionale?
Ma
riuscirà poi a mascherare così quell’odio senza soffocare
qualcos’altro?
La
storia dei due lupi di un anziano cheeroke narra che dentro di noi
esistono due lupi, uno bianco che è buono, generoso e leale, ed un
altro nero che è cattivo, geloso, avido. Questi due lupi lottano
continuamente tra loro. Finito di narrare un discepolo chiede al capo
chi dei due vince, e questo risponde: “Tutti e due, figlio mio.
Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta
al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui
sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le
mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così
molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e
in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto
un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco
la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo
carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai
in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà
felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”
È
un po’ come la filosofia racchiusa nel simbolo del tao, non esiste
cosa che non comporti un po’ del suo opposto.
Quello
che gli antichi, secondo me, ci vogliono dire è che la via del bene
non è la via che dovremmo seguire, o meglio che ci imponiamo di
seguire, e così quella del male. La via è sempre quella che sta in
mezzo alle due cose, una via equilibrata ma consapevole, in cui
accettiamo di essere a volte buoni e a volte cattivi. Arrivare a
questo ragionamento non è facile nella società di oggi, con
religioni e oppressioni morali imposte da tutte le parti, ma secondo
me è un ragionamento che dovremmo almeno provare a seguire.
Si
può mascherare sempre qualcosa che non ci piace, imporci certi
limiti, ma prima o poi ciò che soffochiamo recupera fiato e quando riaffiora annienta la nostra pace interiore.
Forse
il vero messaggio di tutto ciò è siate liberi di essere ciò che
siete e di sentire ciò che sentite, non fate passare sempre tutto
per il filtro della razionalità perché ciò che non passa non viene
gettato via ma si accumula e da un momento all’altro esploderà
dentro di voi.
Penso
che la strada da seguire sia diversa per ognuno di noi, che alla fine
ognuno di noi sia capace di raggiungere una specie di equilibrio, ma
che comunque quello che c’è in mezzo dipende da come siamo
abituati a essere.
Non
so, mi viene da chiedermi e se uno si sente di ammazzare chi gli
passa accanto deve continuare a farlo? Credo che chiunque compia
azioni estreme non sia in pace con se stesso, e poi più importante è ricordarsi che la strada che
uno segue non è fatta di calci, baci, spunti coraggiosi, gol, buoni
voti o altro, ma di sensazioni. Cioè seguire ciò che sentiamo,
agire nel senso di sentire, non di agire materialmente.
Concludo
con una frase del libro “Il gabbiano Jonathan Livingstone” che dice:
“addattarsi
a se stessi”
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