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mercoledì 5 settembre 2012

La lotta


Io non capisco se valga solo per l’uomo, ma non anche per qualche animale di cui non conosciamo che l’anatomia e qualche rito sociale.
La lotta interiore è un argomento importante e a mio parere mal gestito.
Dentro di noi abbiamo delle sensazioni, che consciamente o inconsciamente riusciamo ad identificare.
Le dividiamo in due normalmente, quelle che ci appaiono buone e quelle che invece no.
Ogni giorno durante la nostra vita sentiamo questo scontro interiore, e la coscienza ci spinge verso ciò che ci pare buono, e se noi andiamo in senso opposto sentiamo dei sensi di colpa.
Ma è questa la strada da seguire? Il vero problema di tutti noi forse non è ciò che accade fuori ma ciò che invece sentiamo dentro.
Voglio fare un esempio:
ogni tanto un ragazzo odia o è molto arrabbiato qualcuno, e conscio di comportarsi nel modo sbagliato perché consapevole che se non odiasse vivrebbe meglio cerca una soluzione a questo problema.
Può provare a non odiare oppure può trovare una giustificazione al proprio odio e così sviare i sensi di colpa.
Allora la mia domanda è come dovrebbe agire questo ragazzo? Prende la via dell’amore o della pace razionale?
Ma riuscirà poi a mascherare così quell’odio senza soffocare qualcos’altro?
La storia dei due lupi di un anziano cheeroke narra che dentro di noi esistono due lupi, uno bianco che è buono, generoso e leale, ed un altro nero che è cattivo, geloso, avido. Questi due lupi lottano continuamente tra loro. Finito di narrare un discepolo chiede al capo chi dei due vince, e questo risponde: “Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”
È un po’ come la filosofia racchiusa nel simbolo del tao, non esiste cosa che non comporti un po’ del suo opposto.
Quello che gli antichi, secondo me, ci vogliono dire è che la via del bene non è la via che dovremmo seguire, o meglio che ci imponiamo di seguire, e così quella del male. La via è sempre quella che sta in mezzo alle due cose, una via equilibrata ma consapevole, in cui accettiamo di essere a volte buoni e a volte cattivi. Arrivare a questo ragionamento non è facile nella società di oggi, con religioni e oppressioni morali imposte da tutte le parti, ma secondo me è un ragionamento che dovremmo almeno provare a seguire.
Si può mascherare sempre qualcosa che non ci piace, imporci certi limiti, ma prima o poi ciò che soffochiamo recupera fiato e quando riaffiora annienta la nostra pace interiore.
Forse il vero messaggio di tutto ciò è siate liberi di essere ciò che siete e di sentire ciò che sentite, non fate passare sempre tutto per il filtro della razionalità perché ciò che non passa non viene gettato via ma si accumula e da un momento all’altro esploderà dentro di voi.
Penso che la strada da seguire sia diversa per ognuno di noi, che alla fine ognuno di noi sia capace di raggiungere una specie di equilibrio, ma che comunque quello che c’è in mezzo dipende da come siamo abituati a essere.
Non so, mi viene da chiedermi e se uno si sente di ammazzare chi gli passa accanto deve continuare a farlo? Credo che chiunque compia azioni estreme non sia in pace con se stesso, e poi più importante è ricordarsi che la strada che uno segue non è fatta di calci, baci, spunti coraggiosi, gol, buoni voti o altro, ma di sensazioni. Cioè seguire ciò che sentiamo, agire nel senso di sentire, non di agire materialmente.
Concludo con una frase del libro “Il gabbiano Jonathan Livingstone” che dice:
addattarsi a se stessi”

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